sabato 10 settembre 2011

RWC: francesi formato primo giorno di scuola

Poche bollicine, sarà stato per il lungo trasporto dalla Gallia alla Nuova Zelanda. Samurai coraggiosi, con tutti i loro limiti ma sarà che nel calendario religioso il 10 settembre si festeggia beata Maria Tanaur, martire giapponese del XVII secolo. Insomma, a North Harbour, dove domani tocca all’Italia contro l’Australia, gli uomini di Marc Lievremont staccano un 47-21 nella seconda partita della prima giornata in Pool A. Se dunque ieri gli All Blacks sono andati a fase alterna, che dire dei francesi che nella seconda parte del secondo tempo non avevano l’abbrivio della partita dalla loro, mentre gli avversari di punto in punto riducevano le distanze, arrivando a -4 al 58’ sul 25-21? 
Una partenza sprint con due mete in dodici minuti: prima la seconda linea Julien Pierre al 4’ poi Francois Trinh-Duc per il doppio break, ma con l’ultimo scatto verso l’area interrotto dal ritorno di gran carriera degli ultimi combattenti nella giungla. Mete in entrambi i casi favorite dalla perdita del possesso del Giappone che, per l’appunto, scende in campo con tutti i suoi limiti, soprattutto la mischia ordinata, ma per lo meno mostra spirito di iniziativa prendendo a proprio modo le misure nel corso della ripresa quando, con il pack in netta sofferenza, riesce comunque a mantenere l’ovale e a giocarlo al largo dove i trequarti si incaponiscono a muoverlo alla mano, salvo quando interviene l’apertura James Arlidge che in quanto a mira tra i pali non è il massimo, ma per quello che riguarda il calcetto tattico ci sa fare e la fortuna lo premia, come succederà al 30’, quando i suoi avanti portano giù la palla dalla rimessa nei 22 nemici: l’apertura di Kirwan prova a scardinare la muraglia francese con un tocco al piede che viene stoppato da sinistro di Trinh-Duc, salvo ritrovarsi l’ovale nuovamente tra le braccia e allora ha lo spazio per andare fino in fondo. 
È il 20-8, perché nel frattempo Yachvili ha allungato dalla piazzola. La Francia ha il compito di reagire immediatamente per ribadire che non vuole scherzi e lo fa a suo modo, con Yachvili che innesca il biondone Aurelien Rougerie che a sua volta serve nello spazio il lanciato Vincent Clerc per la terza meta transalpina al 35’. Tre minuti più tardi, di nuovo Alridge dalla piazzola aggiunge tre punti al computo dei giapponesi per il 25-11 sul quale si andrà negli spogliatoi. A conti fatti, sono le abilità dei singoli a levare le castagne dal fuoco per Lievremont – chissà che trattamento gli riserverà la stampa cugina. 
Ci sono i Cedric Heymans che danzano sui piedi per sfuggire alla rete di pressing portata dagli asiatici, ormai disposti a rischiare perché tanto il gioco vale la candela: perdere per perdere, meglio farlo tentando il tutto per tutto e mettendo paura ad avversari tecnicamente e tatticamente superiori. Ci sono gli Imanol Harinordoquy che fa gli straordinari nei raggruppamenti e poi ci sono i capitani alla Thierry Dusatoir che ad un certo punto, parlando con l’arbitro Walsh, indicano la via dei pali per andare sul sicuro. 
Dall’altra parte del fronte, ci sono i tallonatori alla Shota Horie che si inventano calcetti a scavalcare la linea di esterno destro, con il corpo di sbieco. O ancora, i piccoli alla Atsushi Hiwasa, mediano di mischia, che fa il suo ingresso verso il finale di gara tra le pacche sulle spalle dei suoi giusto per ribadire che ci entra in campo, non può tirarsi indietro. Comunque, i francesi non giocano e cedono in fase di copertura, arrivando morbidi all’impatto e poi si trovano a rincorrere i samurai che si buttano determinati alla contesa del possesso, finché il solito Alridge (tutti suoi alla fine i punti del Giappone) non fugge con fin troppa facilità alle marcature incrociate di David Marty (appena entrato al posto di Fabrice Estebanez come primo centro) e Rougerie. E’ il 49’, Alridge converte e si arriva al 25-18. 
Partono i cambi, con William Servat che cede il posto a Dimitri Szarzewski: Servat che si becca il rimprovero di ciuffo Walsh per aver volontariamente interrotto la trasmissione al largo giapponese con una manata, a dimostrazione che la Francia pecca di atteggiamento supponente. Roba che capita. Cambi anche in mediana, con l’ingresso di David Skrela per Trinh-Duc e Morgan Parra al 61’ per lo stesso Skrela, problemi ad una spalla. Soprattutto, con l’ultimo quarti cambia definitivamente il leit motiv del match. 
Il Giappone è sulle gambe, gli spazi si allargano e la Francia ne approfitta, andando a marcare pesante tre volte in dieci minuti con Lionel Nallet al 70’, Pascal Pape al 77’ e Parra allo scadere: va in cattedra lo champagne, con le poche bollicine arrivate giunte in tutta la loro corposità in questa prima neozelandese.

5 commenti:

Abr ha detto...

Socio, nel titolone un po' da giornalista (tsk tsk: alla tua mamma per tranquillizzarla ho sempre raccontato che tu suonavi il pianoforte in un bordello), ti sei lasciato a mio avviso fuorviare da uno dei telecronisti in palese "conflitto di interessi" (amicizia col bravo Kirwan).

I fatti sono, siamo ai Mondiali. Altro fatto, tre nete nel primo tempo, le sei mete a due, più altre due negate (giustamente) dal Tmo. Per dire da che parte è stato il gioco.
E l'emergenza in mediana: fuori Trinh Duc, poi anche Skrela e Parra all'apertura ! Difatti il regista avanzato lo fa Rougerie nell'ultimo quarto, innescando due mete se non tre.

Vero, son rimasti sottobreak per dieci minuti. So what? La Scozia è stata in svantaggio con la Romania, l'Inghilterra è stata sotto per un'ora con l'Argentina ...

Si sa anche che i Charlie - cioè, sei neozelandesi col bravo Tanaka, gli altri fan numero - giocano tutto sulla frenesia e sull'abnegazione totale e sono ben messi in campo da Kirwan. Mi ricordano l'Italia 2003 di Kiwan: in tutta coscienza, che altro posson fare?

Munari afferma: bravini però 'sti giapponesi, sanno giocare a rugby, son solo perdenti sul punto di contatto e senza mischia, ma per il resto .... Ah, c'è anche dell'altro nel rugby? Non lo sapevo ;)

Socio, non voglio certo minimizzare i problemi dei Bleus (è uno solo: la plancia là in alto), ma quel titolo lì suonerebbe meglio cucito su Inghilterra-Argentina, non trovi?

ringo ha detto...

Tu pensa che io l'ho guardata in lingua originale... Svegliarsi presto per me vuol dire cervello staccato fino alle undici. Comunque, credo abbia inciso un certo spirito provinciale che si fa largo quando ci sono i galletti: è roba di dna, temo a questo punto. Che poi è perché fanno arrabbiare: questi, i francesi, si trastullano mentalmente lasciandoti sperare per un solo istante anche di mettere il muso davanti al loro. Salvo levarsi le parrucche quando tu stai per levarti la soddisfazione.
Poi dirò per concludere: alla prima, è il primo giorno di scuola. Quando la temperatura salirà, altra storia di sicuro.

Abr ha detto...

beh in effetti, messa così mi convince di più :)

Solo che, a proposito di scudiscio, sei TU più vicino allo spirito autolesionista francese che il più assolutorio sottoscritto (ammaestrato anche dalle altre due viste stanotte, Scozia e England): dall'allenatore (un imbelle) alla stampa, fanno gara a chi mette più pressione.

massimo coppa zenari ha detto...

il giappone mi è piaciuto moltissimo: devo dire che sono sorpreso dal fatto che l'italia lo abbia battuto pochi giorni fa! il loro grosso limite è nel fisico mingherlino: non hanno potenza, non reggono gli impatti, non sfondano e per fare un placcaggio ce ne vogliono tre di loro; e quindi anche la mischia è disastrosa. ma per il resto: velocità, visione di gioco, trasmissione, tenacia... hanno molte qualità

Abr ha detto...

sisi, han molte qualità che però non sono granchè per giocare a rugby, se gli mancano quelle altre.
Non è "genetica", è questione di depth del movimento. Sono allo stadio Italia anni '90, han bisogno di innesti di "fisici" pacifici oltre che di specialisti stranieri.
Nemmeno nel 2019 saranno pronti a mio avviso: tieni presente che il loro obiettivo per i giochi in casa è, entrar nei primi otto del mondo ...

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