Quanto pesano quattro punti
La navigazione del Galles in acque neozelandesi è andata a incagliarsi per una manciata di punti. Tra semifinale e finalina, i Red Dragons ne hanno imbarcati quattro e, a conti fatti, non sono pochi. Prima hanno perso 8-9 con la Francia, poi 18-21 con l'Australia e si sono ritrovati giù dal podio. Stando alle parole di coach Warren Gatland, il più sconvolto dalla faccenda è Neil Jenkins, lo specialista al calcio nella storia del rugby gallese e membro dello staff della nazionale (nella foto).
"A livelli come questi, devi cogliere le opportunità", ha aggiunto l'allenatore. Sfortunatamente per lui, la squadra e i tifosi, tanto James Hook quanto Stephen Jones sono arrivati con la mira storta. E nemmeno la bombarda dalla distanza di Leigh Halfpenny è riuscita a porre rimedio al gap.
Perché poi si mette di mezzo anche l'ironia della sorte. Contro Les Bleus, Hook aprì le marcature con un piazzato con difficile angolazione. Poi ha cominciato a spedire gli altri ovali lontani dai pali. Jones a fine partita ha incrociato gli occhi con la porta, mentre le telecamere ne carpivano il labiale: l'apertura stava ripensando alla trasformazione fallita della meta di Mike Phillips. Come nel tennis quando la pallina va appena oltre la linea o il tiro da tre della vittoria nel basket che gira sul canestro e poi non gonfia le retina.
"E' qualcosa a cui dovremo prestare attenzione. Ci è costata cara", ha proseguito Gatland riferendosi alla precisione nei calci. La cosiddetta kicking form. Quattro punti alla fine sono tanti. Sono valsi una finale o, per lo meno, una medaglia di bronzo al termine di un torneo che ha visto il Galles perdere al debutto contro i campioni in carica (ancora per qualche ora) del Sud Africa. Risultato? 17-16 per gli Sprigboks in un match che i gallesi avevano messo nel mirino da molto: dopo aver ceduto più volte ai sudafricani per poco, volevano prendersi la rivincita con gli interessi. Ma la meta di Francois Hougaard al 65' con annessa trasformazione di Morne Steyn hanno sconquassato i piani. Rivedendo il tabellino, il Galles lasciò sul campo sei punti (3/5 nei penalty) e nel computo mancano due tentativi di drop finiti male.
Fatta la somma, aggiungendo il punto di scarto contro il Sudafrica, la differenza sale a quota 5. Una meta non trasformata. Ecco, per l'appunto...
"A livelli come questi, devi cogliere le opportunità", ha aggiunto l'allenatore. Sfortunatamente per lui, la squadra e i tifosi, tanto James Hook quanto Stephen Jones sono arrivati con la mira storta. E nemmeno la bombarda dalla distanza di Leigh Halfpenny è riuscita a porre rimedio al gap.
Perché poi si mette di mezzo anche l'ironia della sorte. Contro Les Bleus, Hook aprì le marcature con un piazzato con difficile angolazione. Poi ha cominciato a spedire gli altri ovali lontani dai pali. Jones a fine partita ha incrociato gli occhi con la porta, mentre le telecamere ne carpivano il labiale: l'apertura stava ripensando alla trasformazione fallita della meta di Mike Phillips. Come nel tennis quando la pallina va appena oltre la linea o il tiro da tre della vittoria nel basket che gira sul canestro e poi non gonfia le retina.
"E' qualcosa a cui dovremo prestare attenzione. Ci è costata cara", ha proseguito Gatland riferendosi alla precisione nei calci. La cosiddetta kicking form. Quattro punti alla fine sono tanti. Sono valsi una finale o, per lo meno, una medaglia di bronzo al termine di un torneo che ha visto il Galles perdere al debutto contro i campioni in carica (ancora per qualche ora) del Sud Africa. Risultato? 17-16 per gli Sprigboks in un match che i gallesi avevano messo nel mirino da molto: dopo aver ceduto più volte ai sudafricani per poco, volevano prendersi la rivincita con gli interessi. Ma la meta di Francois Hougaard al 65' con annessa trasformazione di Morne Steyn hanno sconquassato i piani. Rivedendo il tabellino, il Galles lasciò sul campo sei punti (3/5 nei penalty) e nel computo mancano due tentativi di drop finiti male.
Fatta la somma, aggiungendo il punto di scarto contro il Sudafrica, la differenza sale a quota 5. Una meta non trasformata. Ecco, per l'appunto...
5 commenti:
finalmente Gatland ha capito, o meglio, la conta giusta anche ai media.
Han perso la finalina per un drop di meno (anche se, quella prima meta tutta avanti di Shane .... mammamia), la semifinale per una trasf mancata (lasciamo stare il calcio di Halfpenny, era un cortese cadeau di Rolland).
Quanto al Sudafrica, meglio così per i Gallesi e peggio per i Boks: altrimenti i sudafricani avrebbero stritolato gli irlandesi nei quarti e poi i francesi, arrivando in finale, mentre i gallesi, avessero vinto il girone, sarebbero dovuti passare attraverso Australia e All Blacks.
Robe da sbagliarw apposta, non fosse successo alla prima partita: altro che cheating sul pilone!
Le dichiarazioni di Gatland, Socio - che abbia capito o semplicemente la conti giusta anche ai giornali - sono utili per rispondere (vedi post su Pippa) a chi dice che la Francia in finale "è un insulto". Premesso che non ci arrivi in finale per caso, ma perché vinci le partite che devi vincere (e le vinci a tuo modo, piaccia o meno agli altri: questo è rugby, non danza artistica), davvero non capisco perché debba essere un insulto - e attenzione: che lo dico da esplicito sostenitore del Galles che ha maledetto i galletti quando l'arbitro ha fischiato la fine. Ma perché avevano vinto, mica per altro. Perché se i tiri gallesi fossero andati dentro, allora la bilancia sarebbe stata diversa (pur disponendo di un uomo in meno in campo).
Quando diciamo che poi i match a certi livelli li vinci sui particolari, sugli accadimenti: ecco, il particolare di infilare tra i pali l'ovale e tutti sappiamo bene che più arrivi in fondo al torneo, più pesano quasi paradossalmente maggiormente i tre punti che le mete, visto che il gioco diventa quello che è che è più facile si passi per i piazzati che per la palla al largo. Diranno che anche questo è un insulto? Probabile. Amen (le vincesse così l'Italia le partite...).
Se i tiri gallesi fossero andati dentro, allora la bilancia sarebbe stata diversa pur disponendo di un uomo in meno. Sottoscrivo.
E certi nzl non parlerebbero di "insulto" in finale. Ma non tanto per via del bel gioco o del merito, piuttosto perchè col Galles si sarebbero sentiti "meglio" in finale.
Per il tipo gioco, più adatto al loro, e per l'assenza di "rododendri" dal passato.
Per il Galles rimangono 3 partite perse di un paio di punti. Io li ammiro per il risultato ed il gioco, pero' rimane che come squadra non sanno ancora a vincere. Hanno il gioco, hanno altri 4 per costruire la mentalita' vincente.
Molto d'accordo. Ma la mentalità vincente, o meglio scacciare quella perdente, non lo fai d'amblè, ci vuol tempo.
Oram di tutto la cosa passa attraverso il cambiar generazione di giocatori.
Col Galles è stato più che evidente: vedi prestazioni individuali di Stephen Jones/Hook vs. Faletau/Jonathan Davies.
Vale anche molto per l'Italia.
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