Scolari in gita
Tra quanto fatto vedere dentro e fuori dal campo, l'Inghilterra di Martin Johnson ha tenuto banco nella prima fase del Mondiale e non è da meno nella settimana che porta al quarto di finale contro la Francia.
Aveva cominciato Mike Tindall, per via di quella bionda incontrata in un locale e che poi pare essersi rivelata una sua ex. Il trequarti reale ha negato qualsiasi scambio di effusioni, la moglie Zara Phillips per non correre rischi è scesa in Nuova Zelanda. Nel frattempo, i suoi compagni si divertivano al lancio del nano e coach Johnno provava a calmare gli animi della stampa dicendo che non c'è nulla di male nel bere un paio di birre.
Le stesse frasi che ha pronunciato l'ala Mike Cueto poche ore fa. Solo che questa volta Johnson era stato meno tenero con alcuni suoi giocatori (James Haskell, Chris Ashton e Dylan Hartley) per alcuni commenti su una cameriera dell'albergo di Dunedin dove risiedeva la nazionale inglese prima di spostarsi a Queenstown.
Oggi è il turno di Shontayne Hape (nella foto): "A couple of the guys have let the squad down but it's not like anyone killed anyone. We want to focus on the rugby". Il centro di origine neozelandesi ha tentato di fare il punto della situazione, oltre che lo scolaro preoccupato di mettere ordine nel gruppetto in gita: "As a squad we have got to make sure we stay together. A couple of incidents have happened off the field. Some people would say they are minor. We've been out here for the last eight weeks, things like this are going to happen. I'm sure guys who have been on previous tours have done a lot worse things".
L'ultima cosa che vuole Johnons, ha invece aggiunto Jeremy Guscott, è di ritrovarsi a rispondere alle domande dei giornalisti su argomenti non strettamente legati alle partite. L'ex Bath oggi commentatore per la BBC, ha fatto la ramanzina: "You’re representing your country, you’ve got the hopes and dreams of millions of rugby supporters back home and all they're hearing is stories of messing about and drinking. It’s completely unacceptable".
Non ci sta Cueto: "It’s a mountain out of a molehill", traducibile pure in un "fare di una mosca un elefante". O una montagna che partorisce un topolino. "It’s like the press with the footballers. They want to knock you down. While respecting the person involved, the incident wasn’t hugely that much. And we’re only talking two nights at the start of the tour", ha tagliato corto l'ala.
"Nobody wants to be in the papers for the wrong reasons. From a group and team point of view it is a bit of a reality check. You’re in a goldfish bowl here and such small things can be made into such a massive deal".
Nulla comunque in confronto a quanto sta succedendo nel camp dei prossimi avversari francesi, alle prese con una situazione interna in cui la figura del professorino alla prima gita scolastica la sta facendo decisamente coach Domenech .... oooops c'è sfuggito il lapsus freudiano, volevamo dire Marc Lievremont.
Stavolta è toccato a Imanol Harinordoquy cantargliele: per nulla placato dal fatto di esser tornato tra i titolari per la prossima riedizione di Le Crunch (ai Mondiali sempre sfavorevole a Les Bleus: non solo gli All Blacks han la loro bete noire ...), ha mandato a dire al suo coach a mezzo stampa che i giocatori non gradiscono che le sue ramanzine divengano pubbliche.
"Nel chiuso dello spogliatoio invece può dirci quel che gli pare", concede bontà sua Parra. Tanto loro fan spallucce: s'è saputo che subito dopo la sconfitta con Tonga, un conciliante Lievremont aveva invitato i giocatori a prendere una birra tutti assieme, ma appena ha iniziato con la manfrina: "lui ha sbagliato qui, l'altro non s'è impegnato là ...", beh lo han piantato uscendo in molti dalla stanza. A mo' di professorino contestato dall'assemblea degli studenti.
E' veramente una bella gara quella che si prepara tra gli esponenti dei campionati più ricchi e mediaticamente esposti. In tutti i sensi.
Aveva cominciato Mike Tindall, per via di quella bionda incontrata in un locale e che poi pare essersi rivelata una sua ex. Il trequarti reale ha negato qualsiasi scambio di effusioni, la moglie Zara Phillips per non correre rischi è scesa in Nuova Zelanda. Nel frattempo, i suoi compagni si divertivano al lancio del nano e coach Johnno provava a calmare gli animi della stampa dicendo che non c'è nulla di male nel bere un paio di birre.
Le stesse frasi che ha pronunciato l'ala Mike Cueto poche ore fa. Solo che questa volta Johnson era stato meno tenero con alcuni suoi giocatori (James Haskell, Chris Ashton e Dylan Hartley) per alcuni commenti su una cameriera dell'albergo di Dunedin dove risiedeva la nazionale inglese prima di spostarsi a Queenstown.
Oggi è il turno di Shontayne Hape (nella foto): "A couple of the guys have let the squad down but it's not like anyone killed anyone. We want to focus on the rugby". Il centro di origine neozelandesi ha tentato di fare il punto della situazione, oltre che lo scolaro preoccupato di mettere ordine nel gruppetto in gita: "As a squad we have got to make sure we stay together. A couple of incidents have happened off the field. Some people would say they are minor. We've been out here for the last eight weeks, things like this are going to happen. I'm sure guys who have been on previous tours have done a lot worse things".
L'ultima cosa che vuole Johnons, ha invece aggiunto Jeremy Guscott, è di ritrovarsi a rispondere alle domande dei giornalisti su argomenti non strettamente legati alle partite. L'ex Bath oggi commentatore per la BBC, ha fatto la ramanzina: "You’re representing your country, you’ve got the hopes and dreams of millions of rugby supporters back home and all they're hearing is stories of messing about and drinking. It’s completely unacceptable".
Non ci sta Cueto: "It’s a mountain out of a molehill", traducibile pure in un "fare di una mosca un elefante". O una montagna che partorisce un topolino. "It’s like the press with the footballers. They want to knock you down. While respecting the person involved, the incident wasn’t hugely that much. And we’re only talking two nights at the start of the tour", ha tagliato corto l'ala.
"Nobody wants to be in the papers for the wrong reasons. From a group and team point of view it is a bit of a reality check. You’re in a goldfish bowl here and such small things can be made into such a massive deal".
Nulla comunque in confronto a quanto sta succedendo nel camp dei prossimi avversari francesi, alle prese con una situazione interna in cui la figura del professorino alla prima gita scolastica la sta facendo decisamente coach Domenech .... oooops c'è sfuggito il lapsus freudiano, volevamo dire Marc Lievremont.
Stavolta è toccato a Imanol Harinordoquy cantargliele: per nulla placato dal fatto di esser tornato tra i titolari per la prossima riedizione di Le Crunch (ai Mondiali sempre sfavorevole a Les Bleus: non solo gli All Blacks han la loro bete noire ...), ha mandato a dire al suo coach a mezzo stampa che i giocatori non gradiscono che le sue ramanzine divengano pubbliche.
"Nel chiuso dello spogliatoio invece può dirci quel che gli pare", concede bontà sua Parra. Tanto loro fan spallucce: s'è saputo che subito dopo la sconfitta con Tonga, un conciliante Lievremont aveva invitato i giocatori a prendere una birra tutti assieme, ma appena ha iniziato con la manfrina: "lui ha sbagliato qui, l'altro non s'è impegnato là ...", beh lo han piantato uscendo in molti dalla stanza. A mo' di professorino contestato dall'assemblea degli studenti.
E' veramente una bella gara quella che si prepara tra gli esponenti dei campionati più ricchi e mediaticamente esposti. In tutti i sensi.
2 commenti:
Vivo in Francia...c'è cosi tanto pessimismo per la partita di Sabato che non se ne parla nemmeno!
.... ci sono dei precedenti però ... la famosa semifinakle a Twickenham con gli All Blacks, 1999, Marc Lievremont in campo: arrivavano sfavati e divisi quasi come oggi. E fu la più bella partita di sempre ai Mondiali... chissà 'sto spirito latino, quando ti trovi con le spalle al muro che ti combina ... certo che han davanti i peggiori dal punto di vista dello sconforto, "ignoranti" come pochi gli inglesi (nel senso toscano del termine: grezzi).
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