sabato 9 luglio 2011

I Reds Super campioni australi

Venue: Lang Park, Brisbane - SUperRugby Finals
Reds 18 - 13 Crusaders
(Half-time: 6 - 7)
(Qui le formazioni).
Da "i Reds" ai "T-REX": dopo aver dominato la stagione regolare, la franchigia del Queensland trionfa nel SuperXV davanti a 52.000 spettatori, record di pubblico per un evento di rugby Union tra club in Australia (durava dal 1907!). Lo fanno sconfiggendo per la seconda volta in stagione i dominatori di sempre del torneo, i Crusaders, tornati in finale dopo alcuni anni di pausa "sudafricana".
Eppure i Kiwis sono riusciti a trascinare la gara sul terreno a loro favorito per larghi tratti, in questo agevolati dalla superiorità in mischia ordinata e dalla aggressività spesso oltre i limiti - non della violenza ma del regolamento - nei punti di contrasto.
Iniziamo allora dal "negativo": cos'è mancato ai neozelandesi itineranti, stavolta? Come nella semifinale con gli Stormers han dominato la mischia, si son dati un gran daffare molto "bordeline" sui punti d'incontro e han saputo mantenere l'iniziativa per larghi tratti; stavolta però si sono trovati sotto pressione in rimessa laterale (grandi Horwill e Simmons) e han trovato una linea difensiva estremamente competente e attenta (solo tre penalty per Dan Carter, due messi a segno), cose che gli hanno impedito di capitalizzare la superiorità di possesso e territorio del primo tempo.
Nell'ultimo quarto di gara poi, i Saders si son trovati davanti un team esaltato, "in missione per conto del Queensland" (la terra più Union-competente Down Under), mentre le energie dei frequent flyer del Canterbury per la prima volta han mostrato la spia della riserva, evidente in capitan Richie McCaw.
Andiamo al positivo: i Reds vincono esattamente come eran riusciti a prevalere sui Blues in semifinale, grazie prima di tutto a una difesa ermetica, scardinata dagli avversari solo una volta (anzi due) nonostante una lunghissima pressione soprattutto nel primo tempo; il sigillo è arrivato poi grazie a un guizzo individuale in più di quelli avversari, con protagonisti non Quade Cooper che un po' ha sentito psicologicamente la gara ma i suoi soci Digby Ioane e Will Genia (ambedue nella foto).
Cruciale per i Reds è risultato riuscire a stare a contatto nel punteggio con gli avversari, anche quando il game plan di coach Todd Blackladder - possesso costante, cerca le punizioni e impedisci loro di partire a ogni costo -  s'è rivelato superiore  al quello iniziale di Ewen McKenzie - difenditi e riparti scavalcandoli col piede. Cruciale è risultato non perdere la testa sul 13 pari durato un lunghissimo quarto d'ora, quando i cambi parevano favorire gli ospiti. Cruciale infine è risultato l'entusiasmo e il supporto della folla negli ultimi dieci minuti, e tirar fuori veramente tutto da tutti.

Fortunatamente per tutti è risultato invece non decisivo, diciamolo così ci togliamo il peso, il costante "aiutino" al modo di interpretare i punti di incontro e la mischia ordinata a sfavore da parte dei Crociati, fornito dall'arbitro neozelandese Bryce Lawrence, del quale già c'eravamo lamentati per la direzione del quarto di finale Crusaders - Sharks.
Beninteso, arbitrare la finale se l'è vinto risultando primo di una particolare classifica e la sua adamantina onestà non era e non è assolutamente in discussione; rimane però il suo laissez-faire nelle ruck, dove c'è sempre un neozelandese in fuorigioco, un altro che entra "per caso" non dal gate, un altro ancora che non molla la presa sull'avversario con l'ovale e McCaw che par la Dea Khali dalle cento braccia; sulle mischie ordinate a introduzione Reds poi! L'arbitro si rende conto solo nel secondo tempo che Crockett spinge regolarmente di taglio e non s'avvede nel suo costante sforzo a far ruotar la mischia.
Il coach degli All Blacks Graham Henry ha un bell'esaltare il "gioco espansivo" che verrebbe favorito dalle nuove interpretazioni: l'intero pack dei suoi All Blacks impiegato nei Crusaders non fa altro che "sporcare" i possessi altrui; ha un bel reclamare le mischie chiuse con spinta a schiena dritta, quando invece i suoi nazionali fan regolarmente ben altro.
A mio modesto avviso, uno dei motivi veri per cui gli All Blacks non hanno più vinto il Mondiale dal 1987 (in casa), è proprio perché "impigriti" da arbitraggi sovente condiscendenti, salvo poi risvegliarsi dolorosamente durante la Webb Ellis Cup, dove calano arbitri dell'altro Emisfero. Ma stavolta son stati "omogeneizzati" tutti dal suo amico Paddy O'Brien ...

Veniamo alla partita. Il tabellino


TimeReds Score Crusaders
0start of first halfstart of first half
31Cooper - penalty goal3 - 0
343 - 5Carter - try
353 - 7Carter - conversion
38Cooper - penalty goal6 - 7
40+1end of first halfend of first half
40start of second halfstart of second half
486 - 10Carter - penalty goal
50Ioane - try
Cooper - conversion
13 - 10
5413 - 13Carter - penalty goal
59Robinson - sub off
Gill - sub on
Todd - sub on
GB Whitelock - sub off
Ellis - sub off
Fotuali'i - sub on
60Simmons - sub off
Wallace-Harrison - sub on
62Hanson - sub on
SM Faingaa - sub off
64BJ Franks - sub on
OT Franks - sub off
67Genia - try18 - 13
71Romano - sub on
Thorn - sub off
73Crotty - sub on
Fruean - sub off
80end of second half
end of half
end of second half

Ellis il mediano dei Crusaders ce la fa, era l'unico dubbio nelle formazioni. Partono subito full speed entrambe le squadre, per la mezz'ora probabilmente più entusiasmante rimasta sullo zero a zero degli ultimi anni. Tutti coinvolti a percuotere, difendere o allargare. Tanto gioco Reds uguale tanti errori, quindi tante mischie: fa indubbiamente parte della strategia dei Crusaders, la risposta dei Reds è cercare di far uscire palla velocemente da Samo a Genia. Ma a nessuno dei due vien lasciata vita facile, la pressione sul portatore di palla è massima, aprire o calciare è difficoltoso, gli errori e quindi le mischie aumentano.
I Crusaders invece risentono della pressione in rimessa laterale: i primi tre lanci di Flynn risultano storti, cosa che frena la presa di controllo della gara. Comunque dopo i primi 10 minuti sostanzialmente pari, i Saders s'impossessano di campo e possesso e schiacciano gli avversari  a forza di fasi e pick and go, anche alla ricerca dei falli. Ma la difesa Reds è impeccabile, li tiene bene sulla linea dei 22metri senza concedere granchè.
Tant'è che al 30' i primi punti se li procurano i Reds col piede di Cooper (in precedenza Carter aveva mancato la prima opportunità di piazzare per i Crusaders), a punire un tuffo oltre il placcato di Carter.
I Kiwis riprendono a macinar fasi, si portano nuovamente alla linea dei 22 metri e stavolta arriva l'invenzione di Dan Carter: un calcetto rasoterra per sè stesso spostato a destra in mezzo tra Robinson e Anthony Faingaa, dietro sorprende Cooper rimasto troppo centrale e Ioane largo a difendere l'ala: la meta è facile, 3-7 al 35'. Come nella semifinale, i Reds vengono trafitti su un errore di posizionamento della seconda linea difensiva.
Non passa un minuto e i Reds accorciano: mentre Quade Cooper attua il leit motif tattico di giornata, il chip and chase, quasi distrattamente Thorn allunga il piedone e lo sgambetta. Ci stava almeno il richiamo, invece è "solo" il 6-7.
Al 39' grande occasione per SB Williams (poco di eccelso nella sua gara, come del resto per tutta la linea dei trequarti neozelandesi): dopo una rimessa Carter calcia alto, SBW ci arriva per primo dentro ai 22m avversari ma perde la palla in avanti. Si va al riposo sul 6-7, un buon risultato per i Reds se si considerano territorio e possesso in netto favore degli ospiti.

 Alla ripresa i Saders provano a partire veloci coi giochi da dietro: Williams lancia sottomano Fruean a destra che apre a Maitland tagliante verso il centro, ma l'ala non trattiene la palla che gli cade in avanti. 
Nell'intervallo coach McKenzie deve aver catechizzato i suoi a giocare in modo più intelligente col piede, per non ridar subito il possesso agli avversari. Difatti anche i Reds provano finalmente ad accumulare fasi, arrivano a sette ma la difesa neozelandese è attenta.
Al 45' Ioane non controlla un calcio profondo dentro ai suoi 22m, la mischia che ne consegue apre la fase più pericolosa dei Crusaders: Thorn arriva in meta in seconda fase, ma viene tenuto alto quanto basta, forse da Samo o da uno dei giovani centri Anthony Faingaa e Tapuai. La mischia ai 5 metri che ne consegue è un boccone troppo ghiotto, la scafata prima linea Crusaders costringe quella avversaria al fallo e procura la facile punizione del 6-10 a Dan Carter. Ma tutto sommato i Reds se la sono cavata bene.
Il gioco riprende, i Reds attaccano, i Saders allentano la pressione con calci lunghi un paio di volte, la terza è di Will Genia che apre a Cooper sulla sinistra, il quale scarica immediatamente a Digby Ioane sopraggiungente a lato: la linea dei difensori grigi non è ancora densa su quel lato, lui passa evitando con un saltello una francesina, poi inchioda con un gioco di gambe il lungagnone Williams ultimo uomo ed è in meta. Che gambe! Cooper fallisce la trasformazione, 13-10 al 50'.
La partita per un po' cambia faccia. ora sono i Reds ad avere il pallino, Ioane sprinta su un calcio profondo e l'ultimo Kiwis deve portar la palla fuori; il pack dei Reds usa la rimessa laterale per impostare una maul dai 5 metri, questa non solo viene affossata in modo palese, ma l'arbitro sulla quinta ruck che ne segue fischia un incredibile tenuto ai rossi. Da non credersi.
Sempre peggio l'arbitro sull'azione che segue: Beau Robinson parte su un calcio avversario profondo, viene fermato da un placcaggio non chiuso e poi derubato da due che arrivano dai lati, ma l'arbitro fischia fallo al flanker. Dan Carter può piazzare il penalty del pareggio al 54'.
Per inciso, va notato come i Kiwis in difficoltà adottino regolarmente la strategia del  calcio tattico: ma non era il tanto vituperato aerial ping-pong sudafricano che ad Henry non andava giù ai tempi delle ELV? (Si, un po' ce l'abbiamo col coach degli All Blacks, e non solo dai tempi di San Siro).

Siamo al 55' sul 13 pari. Iniziano i primi cambi. E' il momento della verità. Qui passa chi ha i nervi più saldi e la panchina più lunga. Tutto parrebbe dir Crusaders insomma.
Invece al 58', mentre i grigi paiono riprendere il pallino della partita, Simmons intercetta un passaggio di Ellis a metà campo e vola in meta! Il reply non chiarisce l' in-avanti fischiato dall'arbitro: nel palleggio del lock per controllar palla che pareva riuscito, forse l'ovale sfiora il mediano dei Crusaders. Tant'è, rimane 13 pari.
L'equilibrio altamente instabile è destinato a proseguire per 12 lunghissimi minuti. Oltre a nervi saldi e panchina lunga conta anche la "birra" in corpo e la conseguente lucidità. Se i Reds si fanno sempre più ficcanti con Davies e Higginbotham, i Crusaders paiono invece decadere: Guildford butta via una buona palla in attacco, l'ennesima rimessa laterale vien persa.
Al 67' infine, una palla persa da Todd subentrato a George Whitelock arriva nelle mani di Will Genia. Siamo a metà campo, questi vagola a destra e a sinistra di un raggruppamento, apparentemente privo di idee; improvvisamente si fionda all'interno di Richie McCaw che stava scivolando verso l'esterno. Il mediano passa la linea e avanza piegando verso il centro, cercando sostegno; Fotuali'i  subentrato a Ellis invece di placcarlo cerca la francesina, Genia salta e accelera, passando in mezzo a tre arriva in meta. Grande riscatto per una partita in cui ha subito molto la pressione. Cooper sbaglia anche questa trasformazione (la prima a sinistra, stavolta a destra), è il 18-13 finale.
I Crusaders riprendono ad attaccare ma con un filo di scompostezza in più che evidenzia persino agli indulgenti occhi di Lawrence i falli nei punti di incontro, ragion per cui non risultano mai realmente pericolosi. Arriva anche una punizione per Cooper e sbaglia pure questa, ma ci consuma sopra un utile minutino.  La gara si conclude nell'apoteosi dello stadio e la prima vittoria di sempre della franchigia del Queensland nel SuperRugby.

Coach Ewen McKenzie ha indicato i fattori critici del successo dei Reds in questa gara: difesa, panchina e fatica (degli avversari). "it was a matter of not conceding points, which is pretty much what happened", ha dichiarato alla fine, bagnato fradicio di ghiaccio e Gatorade. "and we knew that we had to could keep pushing through and keep at it,", aggiungendo: "We were confident across eighty minutes that we had great impact off our bench and we were confident that fatigue would play a role."

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